giovedì, settembre 01, 2005

intro 4/4: le radici del futuro

Continua dal post precendente.

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Queste nuove descrizioni del mondo appariranno da prima astruse ed incomprensibili ai più. Provocheranno forme di rifiuto.

Ma le difficoltà richieste a chi ha le proprie radici culturali ben salde nella modernità saranno ripagate da una visione delle cose del mondo più limpida. Una visione del mondo che, sfidando il paradosso degli insiemi auto-ingerenti, pretende di spiegare anche se stessa essendo al tempo stesso consapevole di essere solo una visione fra tante. Ma vedere le cose chiaramente non è necessariamente (affatto?) rassicurante.

In questo mondo di prospettive ed aspettative autonome ma interdipendenti non ci sono margini per il controllo. Anzi la mancanza di controllo è un fondamento. Ed è curioso pensare che tutto questo abbia avuto inizio da una scienza che proprio del controllo intendeva occuparsi.

Oggi si parla molto di sicurezza. Per aumentare la sicurezza ci vogliono più controlli. Questi controlli passano sempre più spesso attraverso la tecnologia. Basti pensare alle intercettazioni telefoniche o all’obbligo di conservazione del traffico di posta-elettronica. Ma l’uso di queste tecnologie, a ben guardare, è proprio promosso dall’esigenza di controllo. Si chiama business intelligence. Prima conosco i dati (sulle vendite, sugli acquisti, sul magazzino), prima li posso elaborare per decidere in quale direzione indirizzare i miei sforzi di controllo. E se la forma di comunicazione è digitale i dati viaggiano più veloci e si possono elaborare più facilmente. Dunque le reti digitali, telefoniche e telematiche, nel tentativo di risolvere un problema di controllo ne introducono uno nuovo.

Il controllo del controllo non è la soluzione al problema. È solo uno dei problemi da risolvere.

Benvenuti nel mondo visto dagli occhi di un sistema che osserva.

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