sabato, gennaio 29, 2005

Business Week parla di IPTV

Un articolo di Business Week descrive lo scenario prossimo futuro della TV fra operatori di telefonia mobile e fissa, broadcaster tradizionali (satellitari, via cavo e digitale terrestre) e software house.

venerdì, gennaio 28, 2005

Folksonomy o Ontology? Folksology!

Prima un paio di definizioni:
  • Ontology= Sono le ontologie che fondano il progetto del web semantico. Si tratta di descrizioni formali di certe aree del sapere o domini concettuali progettate per essere consistenti e non contraddittorie. Applicazioni o serivizi che facciano uso della stessa ontologia possono interagire in modo evoluto e contestualizzare gli scambi di informazioni e dati. Una ontologia deve essere decisa da qualcuno ed accettata da tutti gli altri affinchè sia efficace. Un esempio di una semplice ontologia che funziona oggi è RSS che descrive la struttura di metadati che dovrebbe corredare una news o il post di un blog;
  • Folksonomy= Le folksonomie o tassonomie della gente sono esemplificate da alcuni software sociali che funzionano attraverso l'etichettamento di contenuti curato e condiviso dagli utenti. Gli esempi più celebri sono il sistema di social bookmarking del.icio.us ed il sistema di classificazione delle foto di Flickr. L'attività di etichettare i contenuti è inoltre alla base del funzionamento di GMail e di molti software per gestire blog che consetono di classificare il contenuto dei post. Questi ultimi esempi, in quanto sistemi di classificazione di tipo personale (le etichette non sono condivise con altri) non costituiscono esempi di folksonomies anche se condividono con questi l'idea dell'etichettamento (tagging). Le folksonomie essendo costruite dal basso emegono dall'attività dei singoli utenti e non necessitano dunque di nessun accordo preventivo. Sul lato degli svantaggi c'è tuttavia da registrare la classificazione di contenuti simili sotto etichette diverse (i sinonimi), l'ambiguità semantica di alcune etichette (per non parlare delle traduzioni delle etichette in lingue diverse dall'originale) e l'uso volutamente improprio di certe etichette allo scopo di aumentare l'interesse degli utenti verso un certo contenuto.

In questo interessantissima riflessione, pubblicata sul blog minding the planet, l'autore propone di interpretare questi due sistemi di classificazione all'apparenza mutualmente esclusivi secondo una linea di continiutà che considera la folksonomie come versioni leggere delle ontologie.

<--------------------------------------------------------------------------------------> Social tagging Folder systems Taxonomies Databases Ontologies

Ma c'è di più. Una soluzione elegante di superamento di questo dualismo sta nell'idea della folktology. Si tratta di consentire alla comunità degli utenti non sono di classificare i contenuti secondo uno schema semantico dato (una ontologia) ma di poter modificare le classi che costituiscono gli schemi premiando o punendo con un sistema di credito/discredito le classificazioni più o meno utilizzate dalla comunità.

Personalmente è un pò che pensavo a questa cosa e per puro caso anche io avevo pensato alla parola folktology. Si parla molto di come fare comunicare le diverse ontologie. Se esistesse un software semplice - non come Protégé - per poter creare una propria ontologia personale (in fondo è quello che tutti facciamo quando classifichiamo i nostri documenti nelle cartelle di windows) e per condividerla si potrebbero veramente creare degli interessanti software sociali di classificazione.

giovedì, gennaio 27, 2005

E poi Microsoft comprò Tivo...

Robin Sloan, l'autore del filmato flash che descrive il sistema dei media e delle news nel 2014, ha linkato nel sito ufficiale la traduzioni in italiano del transcript che avevo pubblicato qualche tempo fa... :-)

mercoledì, gennaio 26, 2005

Google e la TV

Qualche giorno fa avevo parlato della disaggregazione dei contenuti televisivi in piccole unità e dell'impatto che questa logica atomistica (analoga a quella dei post dei blog) avrebbe avuto sul concetto di canale e di flusso televisivo al quale noi siamo abituati. In un certo senso guardare l'IPTV sarà un pò come navigare nel web. Non sorprende dunque che Google abbia lanciato l'ennesimo servizio per effettuare ricerche nei contenuti video trasmessi da alcuni broadcaster americani. La cosa interessante è che la ricerca viene effettuata nei closed caption (una specie di sottotitoli per non udenti con descrizioni complete dei rumori e dei dialoghi) nella maggior parte delle trasmissioni televisive. Veramente molto interessante.

ddek e la meccanica quantistica

Dunque l'incontro trasmesso da C-SPAN dalla Library of Congress è stato interessante sopratutto se si conosce l'inglese e si desidera assistere ad una introduzione semplice ai principi della fisica quantistica. L'idea era quella di discutere delle frontiere fra la fisica classica e fisica quantistica e dello sviluppo dei computer quantistici. Questa discussione si innesta, come ha detto Derrick de Kerckhove nella sua breve introduzione, nel varco aperto da Einstein con la teoria della relatività. Nella lezione introduttiva, il fisico Juan Pablo Paz che lavora attualmente presso i Los Alamos National Laboratory, ha inizialmente spiegato, in un veloce excursus che è andato dall'abaco al transistor, cosa è un computer dal punto di vita fisico. Ha poi introdotto la legge di Moore dandone una lettura leggermete diversa da quella tradizionale. In pratica l'idea è quella di calcolare quanti oggetti materiali siano necessari per rappresentare un bit di informazione. Questo numero decresce nel tempo e tende verso una coincidenza potenziale fra un oggetto materiale ed un bit. L'oggetto materiale potrebbe anche essere un atomo. Un atomo un bit. Questo risultato rappresenta una limite teorico nello sviluppo dell'eleborazione dell'informazione e l'inzio del dominio della fisica quantistica. Il computer, dal punto di vista fisico, è dunque un sistema che conserva e processa informazioni. L'informazione non esiste se non è rappresentata in qualche modo in un oggetto fisico. L'informazione è in questo senso dominio della fisica e deve sottostare a le sue leggi. Ad esempio per trasmettere da A a B non lo si può fare più velocemente della velocità della luce. Da questo punto di vista la fisica quantistica apre il mondo a nuove e diversi limiti rispetto alla fisica tradizionale. Ad esempio un bit di informazione potrebbe essere rappresentato da un elemento di materia minore di un atomo. E' seguita la classica dimostrazione dell'esperimento del passaggio dei fotoni (particelle di luce, introdotti da Einstein) attraverso un splitter (uno specchio che riflette parte della luce e lascia passare l'altra) che tende a dimostrare come i fototoni (gli elementi che compongono la luce) non seguano una traiettoria definita. In pratica esistono in uno stato che è insieme uno e zero. Il problema è che quando andiamo ad osservare questo valore misurandolo otteniamo uno dei due valori (o 1 o 0). Se questo vi sembra disorientante siete sulla strada giusta per capire i principi della fisica quantistica. Quello che è interessante qui è che lo stato (1 o 0) è, in qualche modo, generato dalla misurazione. Un sistema fisico può rappresentare un bit classico se può esistere in due stati distinti (0/1). Ad esempio una palla da biliardo che si muove in una certa direzione e nella direzione opposta. Nel mondo microscopico le "palle" (particelle come gli elettroni ed i fotoni) non seguono traiettorie definite. Possono esistere in stati che sono insieme 0 e 1. I qbit possono esistere in uno stato più generale rispetto a bit tradizionali. Dunque la differenza principale fra un computer classico ed uno quantistico consiste nel fatto che il compututer tradizionale computa modificando il valore di ogni bit che può assumere uno dei due stati possibili (0/1). Si può dire che segue una traiettoria computazionale che va di stato in stato. Il computer quantistico potrà seguire più traiettorie computazionali allo stesso tempo (come il fotone). E' dunque caratterizzato da un forma intrinseca di parallelismo computazionale. Il problema è che allo stato attuale dello sviluppo scientifico non siamo in grado di governare agevolmente gli stati dei qbit. I computer quantistici sono molto sensibili all'interazione con l'ambiente. Uno degli esempi di successo dei computer quantistici riguarda il calcolo dei numeri primi di un numero intero molto grande. I computer quantistici sono molto più veloci di quelli tradizionali. Questo consentirà di descrittare facilmente ed in poco tempo i codici crittografici attualmente utilizzati per garantire la sicurezza delle transazioni cifrate. Secondo Juan Pablo Paz non avremo tuttavia un computer quantistico funzionante entro i prossimi 10-20 anni. E' plausibile pensare che i chip quantistici potranno essere in una prima analisi usati per calcoli molto specifici ed affiancheranno i chip tradizionali in modo analogo al modo in cui i coprocessori matematici affiancavano fino a qualche hanno fa le CPU dei computer. Al momento il sistema quantistico con un maggiore numero di bit attualmente disponibile è composto da 10 qbit. Le tecnologie utilizzate non sono, secondo Juan Pablo Paz, tuttavia scalabili e non rappresentano una prospettiva promettete per lo sviluppo di effettivi computer quantistici. La sessione di domande e risposte è stata abbastanza interessante e de Kerckhove ha posto alcune domande. La più interessante di tutte, a mio avviso, è stata quella finale. In pratica de Kerckhove ha chiesto se l'idea che il qbit esiste in uno stato che è insieme 1 e 0 potrà portare allo sviluppo di una logica diversa da quella tradizionale aristotelica. La risposta del fisico è stata abbastanza netta e negativa. Infatti pur esistendo in questo stato neutro, la misurazione del qbit dà sempre come risposta uno dei due stati (o 0 o 1). Da questo incontro è comunque emerso in modo piuttosto chiaro che ragionare ora degli effetti sociali di una tecnologia che esisterà forse fra 20 anni appare, a oggi, prematuro.

lunedì, gennaio 24, 2005

L'analogico, il digitale e il quantico

Sono le tre fase dell'era elettrica per Derrick de Kerckhove. La redazione del sito web di Indire ha gentilmente editato e pubblicato un contributo che ho scritto su questo tema dopo aver ascoltato de Kerckhove a Urbino in occasione della laurea ad honorem in Sociologia che gli è stata conferita. Alla luce di tutto questo assume particolare interesse l'incontro che si svolgerà questo pomeriggio alle 18:30 locali (durante la notte in Italia) nell'ambito del ciclo organizzato dalla Library of Congress sul Digital Future. Derrick de Kerckhove intervisterà infatti il fisico quantistico Juan Pablo Paz sul tema dei cambiamenti che l'informatica quantistica potrebbe apportare al nostro modo di conoscere e condividere le informazioni. L'incontro viene trasmesso in diretta da C-SPAN. Per chi non potesse, volesse seguire l'evento in streaming cercherò di pubblicare domani un rendiconto delle fasi salienti e dei principali temi del dibattito.

Ancora su convergenza e cellulari

Leggo proprio oggi di questa ricerca realizzata da Diffusion Group su un campione di possessori di cellulari ed utenti di Internet. Il 42% degli intervistati si è detto interessato ad ascoltare musica sul proprio cellulare ed il 30% a guardarci film, video o comunque contenuti fatti da immagini. Interessante il commento di Engadget.

We actually thought the number for music would be higher, given the fact that cellphones are already wired for sound. But the fact that only 25% said they’d want digital music players on their cellphones shows that there may be a need for some consumer education when it comes to putting music on phones. Motorola-iTunes, anyone?

iTunes come noto è la soluzione Apple per il download a pagamento dei file musicali. Il servizio funziona ovviamente in stretta integrazione con iPod per la sincronizzazione dei brani con il proprio desktop. Motorola ha da poco annunciato lo sviluppo e la commercializzazione di una propria linea di cellulari che integra il software di Apple direttamente su un dispositivo mobile.

venerdì, gennaio 21, 2005

L'iPod nel cellulare

Questo articolo di Business Week descrive uno scenario di convergenza centrata sui telefoni cellulari. Alcuni telefoni sono già in grado di riprodurre file musiciali in formato MP3 e filmati, sono dotati di telecamere dalle prestazioni comparabili a quelle delle fotocamere digitali, sono in grado di scaricare filmati da una connessione Internet. In pratica i cellulari sono dei piccoli media center portatili. In questo senso sarà interessante vedere che rapporto ci sarà fra i tradizionali player mp3 ed i portable media center.

L'idea centrale è indubbiamente corretta. Perchè dovrei portarmi dietro un iPod, un Portable Media Center, un palmare, etc. (con i relativi alimentatore e cavi) quando posso usare per tutto questo il telefono che già oggi sono in qualche modo costretto a portarmi dietro?

Personalmente ritengo che il boom dei telefoni cellulari in USA determinerà (o meglio sta già determinando) una potente spinta verso l'evoluzione dei software dei telefoni cellulari. Proprio oggi sono comparse sul web le prime immagini della nuova versione del sistema operativo Windows Mobile (per SmartPhone e PocketPC). Nome in codice: Magneto. 

martedì, gennaio 18, 2005

Il futuro dell'IPTV?

Un interessante report (The Business of IPTV: Global Analysis & Forecasts) sullo sviluppo della televisione trasmessa attraverso Internet realizzato dalla società di ricerca TDG.

Secondo questo studio:

  • i ricavi del settore raggiungeranno i 17 miliardi di dollari per il 2010 con tasso di crescita annuale (2004/2010) previsto approssimativamente intorno al 102% annuo;
  • la tecnologia di compressione del segnale video MPEG-2 (attualmente usata nella televisione digitale terrestre e satellitare) richiede una larghezza di banda che ai costi attuali rende economicamente sostenibile una offerta televisiva che sfrutti questa tecnologie di compressione su Internet (come fa Fastweb in Italia). Nuovi e più efficenti algoritmi di compressione sono ormai, inoltre, ampiamente utilizzati;
  • La tecnologia di trasmissione via IP si espanderà presto oltre gli operatori di connettività broadbans (in genere le compagni telefoniche) e coinolgerà la trasmissione digitale terrestre e satellitare;
  • Per la televisione satellitare questa tecnologie renderà possibile lo sviluppo del video on demand consentendo a queste società di competere direttamente con gli operatori via cavo. Allo stesso modo le minori richieste di banda dell'IPTV renderanno possibile la trasmissione di programmi in alta definizione. Un altro possibile business per questi operatori potrà essere quello della TV via satellite sui telefoni cellulari. Esistono già modelli in commercializzati in corea in grado di ricevere questi segnali;
  • I tradizionali operatori di IPTV (streaming dei contenuti via Internet su PC) rimarranno in un mercato di nicchia a dispetto della crescita del mercato più complessivo.
[via PubSub: IPTV]

giovedì, gennaio 13, 2005

Il blog ed il sistema dei media

Un articolo di Wired ragiona sulle crescenti difficoltà che i giornalisti che pubblicano blog personali hanno nel conciliare questa attività con quella più tradizionale che svolgono nell'ambito del giornalismo mainstream. Molto interessante.

IPTV in Cina

La Cina sarà la prima nazione al mondo a rilasciare agli operatori interessati (principalmente le compagnie telefoniche e i broadcaster tradizionali) le necessarie licenze per trasmettere la televisione via Internet. A parte il curioso controsenso di dover possedere una licenza per trasmettere qualcosa su Internet, la cosa è interessante.

Il mercato di accessi a larga banda in Cina è in piena espansione, alcune stime prevedono che gli utenti di Internet, nel giro di pochi anni, supereranno quelli della TV. Il mercato potenziale previsto per l'IPTV cinese sarà di 100 milioni di utenti per il 2008.

La situazione è descritta in questo articolo pubblicato inizialmente su China Daily.

martedì, gennaio 11, 2005

mac mini

silenzioso, processore G4 1.25GHz, hd: 40Gb. USB, Firewire.

costo a partire da: 499$

Maggiori dettagli a: http://www.apple.com/macmini/

Casualità o "semplicemente" complessità?

Sembra che uno dei nuovi slogan (qui in una fotografia rubata durante le fasi di allestimento) che la Apple presenterà al MacWorld che apre oggi a San Francisco sarà: Life is random.

iPod flash Life is Random
 
Dal celebre spot del 1984 Apple ha dimostrato una capacità di anticipare o forse interpretare i tempi (in quel caso si contrapponeva il neonato Personal Computer al classico mondo dell'informatica per specialisti). Credo che tutto questo contribuisca alla stratificazione di una certa semantica della società che tende sempre più a riconoscere la non-prevedibilità (e non necessità) di molti eventi. Non è una tendenza nuova, ma quando questa si manifesta pubblicamente (nella pubblicità, nella letteratura, nei discorsi quotidiani) è sempre un fenomeno interessante.

sabato, gennaio 08, 2005

43 cose da fare

L'ultima in fatto di social software è 43 Things. L'idea è semplice e allo stesso tempo interessante.

Ogni utente inserisce da una a 43 cose che intende portare a termine. Se uno degli obiettivi inseriti coincide con quello espresso da qualcun'altro il sistema vi mette in contatto. Per esempio, inserendo "write a book" si scopre che al momento ci sono ben 91 altre persone che condividono con me questo ambizioso obiettivo. A questo punto si può decidere di approfondire la conoscenza con i nostri nuovi "colleghi" per vedere se possiamo darci una mano l'un l'altro scambiandoci trucchi o esperienze. Ovviamente il tutto può essere "comodamente" seguito attraverso il linguaggio RSS ed il fido aggregatore di feed.

Ovviamente anche questo servizio ha, come Google, la sua classifica delle "cose più da fare" che aggregano le preferenze espresse dagli utenti. La classifica, in quello che ritengo uno splendido esempio di auto-referenza, vede in questo momento trionfare nel ruolo di "cosa più da fare di tutte" la voce Try out 43 Things

venerdì, gennaio 07, 2005

96 anni e quattro giorni prima

Erano esattamente le cinque del mattino di lunedì 28 dicembre 1908 quando un sisma spaventoso e un maremoto terrificante sconvolsero lo stretto di Messina. Due città, la stessa Messina e Reggio Calabria, furono completamente rase al suolo. Le vittime, accertate, si calcolarono in più di settantamila. Ma le prime notizie del disastro apparvero, in maniera ancora assai vaga ed approssimativa, soltanto sulle edizioni del mattino dei giornali del successivo 29 dicembre. Non solo, ma la stessa notizia della catastrofe arrivò nella capitale - e sotto forma di un normale telegramma - soltanto alle ore 17,45 di quel 28 dicembre: più di dodici ore a distanza dell'evento. Vale la pena di citare una delle primissime informazioni giornalistiche sull'argomento: il "Giornale d'Italia" che, uscito a Roma nel pomeriggio del 29 dicembre, così riferiva sull'evento nei suoi dispacci romani datati, ovviamente, il giorno prima: "gravissime preoccupazioni aveva destato nel Governo il fatto che da Messina fino alle ore 18 di stasera non giunsero notizie non soltanto per telegrafo o per telefono, ma neanche per radio-telefono. Eppure esiste a Messina la stazione radiotelegrafica di Fonte Spuria che può comunicare, data la sua potenza, anche con la stazione radio-telegrafica di Monte Mario di Roma. Eppure è a Messina, nave appoggio della sqadriglia di dieci torpedinieri, l'incrociatore 'Piemonte' pure dotato di apparecchi radiotelegrafici atti a comunicare con la stazione radiotelegrafica di Roma, con quella di Napoli, con la squadra navale che era oggi a Napoli. La stazione di Monte Mario - continua il servizio del "Giornale d'Italia" - ha invano chiamato disperatamente tutt'oggi la stazione di Messina e di 'Piemonte'. Nessuno ha risposto!". Il tragico silenzio preoccupò moltissimo il Ministero della Marina. Già erano stati dati ordini ad alcune navi di recarsi a Messina da Napoli per assumere informazioni e per portare eventualmente soccorsi, quando alle ore 17,45 giunse finalmente, dopo aver fatto un lunghissimo giro, il telegramma che il Comandante della 'Spica', capitano di corvetta Cerbino, spedì da Marina di Nicotera; la prima città rivierasca calabrese indenne dal sisma. Ed anche questo telegramma - il primo che diede a Roma la notizia del disastro, delle due città "semidistrutte" e della stessa morte del Comandante della nave 'Piemonte' (sepolto insieme alla sua famiglia sotto le macerie della sua casa a Messina) - è protagonista di una storia che ha un suo proprio posto nelle lunghe vicende della informazione a largo raggio. La torpediniera 'Spica' fu l'unica a scampare al maremoto che, insieme con il terremoto, aveva sconvolto il porto di Messina. Al comando del Capitano di corvetta Cerbino, durante tutto il giorno 28 dicembre risalì la costa calabro-tirrenica della provincia diReggio trovando sempre pasei distrutti e linee telegrafiche travolte. Solo nel tardo pomeriggio, a Marina di Nicotera, in provincia di Catanzaro, dispose del primo ufficio telegrafico non distrutto dal terremoto. E da questo ufficio partì quel telegramma che. trasmesso alle 17,25, impiegò un "lunghissimo giro" per giungere alle 17,45 sul tavolo del Ministro della Marina. I giornali quotidiani poterono, così, dare notizia soltanto nelle prime edizioni del mattino del 29 dicembre e solo allora, attraverso le insormontabili impedenze legate al canale grafico e alla funzione di ridondanza del circuito secondario del flusso informativo, i vasti settori di una pubblica opinione - ovviamente anche'essa diversamente stratificata - vennero a conoscenza delle prima dimensioni dell'evento. Gli stessi titoli dei giornali danno la conferma di questo difficoltoso e lento fluire delle notizie, se il "Giorno" - il quotidiano diretto a Napoli da Matilde Serao - che il 29 dicembre aveva titolato a tutta pagina: "lo spaventoso terremoto iermattina in Calabria e tutta la Sicilia" deve aspettare il successivo giorno 30 dicembre per il vero titolo informativo: "è confermata la rovina di Messina e di Reggio". Questa lentezza diminuì sensibilmente nei giorni successivi, mano a mano che gli "inviati speciali", giunti con i messi di fortuna e, i più veloci, in automobile, poterono arricchire di informazioni e di particolari le cronache dei giornali, ma occorre attendere il 10 gennaio 1909 per avere i primi messaggi iconici, le prime fotografie, cioè, pubblicate in una edizione speciale di 32 pagine della "Illustrazione Italiana" il settimanale illustrato che allora era all'avanguardia nella informazione commentata e documentata, sopratutto, da fotografie, o disegni.L'"Illustrazione" era, in verità, uscita regolarmente il 3 gennaio 1909, primo numero utile dopo il disastro, ma si era dovuta limitare ad un ampio "reportage" scritto, corredato solo da una cartina geografica della Calabria per indicare, almeno, il luogo del sisma. Ciò aveva, evidentemente, suscitato reazioni e proteste nei lettori, se il numero successivo, quello appunto del 10 gennaio (uscito cioè, non in "straordinaria", ma in edizione "speciale" alla data prevista settimanale) apriva il suo eccezionale foto-reportage con questo commento, che è un autentico 'squarcio' su ciò che la tecnologia della comunicazione e dei collegamenti consentiva, appena settant'anni fa, al giornalismo illustrato certamente, allora fra i d'avanguardia.L'editoriale, in corsivo, così - anche in maniera risentita - si esprime: "è incredibile la difficoltà che anno anco persone colte ed intelligenti a rendersi conto di due elementi di primissima importanza in ogni caso: il tempo e la distanza. Così è capitato questo stranissimo fatto, che parecchidei nostri lettori, anche fra i più intelligenti, ci hanno espresso la loro sorpresa di non aver trovato nel numero scorso del 3 gennaio, fotografie o disegni dellagrande catastrofe di Reggio e Messina! E non si sono accorti che ciò era materialmente impossibile per ragioni di tempo e distanza. Le prime notizie assai vaghe e confuse del terremoto, e che si speravano esagerate, furono date dai giornali quotidiani martedì mattina 29 dicembre. In tempi normali e con treni direttissimi occorrono due giorni di viaggio da Reggio Calabria a Milano, vale a dire che, se un fotografo sopravvisssuto con la sua macchina avesse spedito qualche negativa a Messina, questa avrebbe potuto arrivare a Milano venerdì 1 gennaio, già troppo tardi per i giornali illustrati che a Milano, come a Parigi, a Londra, a Lipsia e a New York, vanno in macchina al più tardì giovedì. Ma purtroppo a Messina in quell'alba tragica di dicembre si combatteva per la vita: la città per ben quattro giorni fu isolata dal mondo; ogni comunicazione telegrafica era interrotta; figuratevi dunque il reportage fotografico! Marted' sera - prosegue, spiegando sempre, l'editoriale dell'Illustrazione" - partì il nostro primo 'inviato speciale' e potè portare a Milano soltanto la Domenica 3 gennaio le prime negative del disastro: mercoledì (30 dicembre) partì per la Sicilia il nostro Ximenes, reduce quella mattina stessa da Costantinopoli, e la sera Mario Morazzo partiva con la sua automobile per l'estrema Calabria. Avremmo potuto forse saziare la prima curiosità dei lettori facendo seseguire un disegno impressionante e fantastico della catastrofe come fanno di solito i giornali popolari. Ma questi sistemi di "imagerie populaire" che stanno benissimo nei giornali colorati da due soldi, i quali vengono fatti a base di immaginazione, non di convengono più ai giornali grandi e importanti, come il nostro, che sono fatti a base di documenti veri, di fotografie prese sul posto. I lettori dei giornali serii vogliono la verità e il documento. Il numero che oggi soltanto siamo in grado di pubblicare - conclue sentenziosamente, con sussiego e con quel tocco di esterofilia così trionfante nel nuovo giornalismo di allora, il "commento" dell'"Illustrazione Italiana" - è di ben 32 pagine e presenta un quadro completo e palpitante dell'immane catastrofe in tuee le sue fasi, in tutti i suoi episodi più commoventi e drammatici, tale da costituire un documento storico, unico e definitivo, dell'ora tragica che attraversiamo. Prova ne sia che di questi giorni tutti i grandi giornali di Francia, d'Inghilterra e d'America hanno fatto appello alla Illustrazione Italiana per poter illustrare contemporanemente, con documenti vivi e interessanti, la nostra grande sciagura."
tratto da Enrico Mascilli Migliorini, La comunicazione istantanea, Guida Editori, Napoli 1987.

lunedì, gennaio 03, 2005

Un blog, un forum e il paradosso della publicy

Potere delle reti... controllando gli accessi a questo sito ho scoperto che molti contatti provenivano da un blog di un gruppo di ex studenti che da alcuni mesi hanno iniziato ad usare quello spazio per tenersi in contatto, annotare le loro sensazioni sul mondo del lavoro, scherzare sugli ex-docenti, organizzare attività ludiche e ricreative, ricordare i bei tempi andati. In altre parole per raccontare insieme, come loro stessi dicono, "2 ca**ate". Poi c'è un forum di discussione. Uno spazio auto-gestito dagli studenti in corso. Si tratta, quasi sempre, di temi seri: l'etica della professione, i maestri, l'attualità. In molti degli interventi non faccio fatica a rintracciare alcuni dei temi che mi è capitato spesso di discutere intorno a una tavola con gli ex-studenti. La profondità delle argomentazioni ed il piacere che traspare nel discutere a fondo di una argomento che ti appassiona è lo stesso. Leggendo il blog ho scoperto che gli ex-studenti osservavano e commentavano con sguardo disincantato ma spesso in modo positivo quello che accadeva nel forum degli studenti. Senza pensarci più di tanto ho pensato di mettere in contatto diretto queste due comunità. Ho lasciato un commento nel blog ed un post nel forum. Il contatto, in poche ore è avvenuto. Quello che non avevo calcolato era l'effetto paradossale del fenomeno della publicy (contrazione di pubblico e privacy). Il blog, diario privato ma pubblico. Senza volerlo ho infranto la publicy degli ex-studenti. Me ne scuso. Un caro saluto ed un inboccallupo a tutti. P.S. Per ovvi motivi di rispetto della publicy non linko nè il forum nè il blog.